__________________________________________________________________________________

VIAGGIARE E 'COME UN INFINITO LIBRO ... E NESSUN LUOGO E' MAI TROPPO LONTANO ..... SE CON LA MENTE E CON IL CUORE E CON LE ALI DI UN GABBIANO VOLI LONTANO .... PERCHE 'LA LIBERTA' NON HA CONFINI.....!!!!!

__________________________________________________________________________________

martedì 19 gennaio 2010

ISOLE DI COOK


L' Arcipelago delle Cook consiste di 15 isole in 2 milioni di chilometri quadrati nell'Oceano Pacifico. Sono esattamente nel centro del triangolo polinesiano del Pacifico del sud, affiancate ad ovest dal Regno di Tonga e delle isole Samoa, e da Tahiti e dalle isole della Polinesia Francese ad est. Le Isole Cook hanno lo stesso fuso orario delle Hawaii e distano dall'equatore a sud come le Hawaii ne distano a nord. e Isole Cook sono composte da 15 isole. Le 15 isole sono divise in due gruppi, uno settentrionale e uno meridionale, separati da ben 1000 km di mare. Il gruppo meridionale, costituito in gran parte da isole vulcaniche emerse in tempi recenti, è in realtà un proseguimento della catena delle Isole Tubuai, appartenenti alla Polinesia francese, mentre il gruppo settentrionale è formato da atolli corallini più antichi. L'isola più grande è Rarotonga (67 kmq) e la più piccola è Suwarrow (0,4 kmq). Il paesaggio varia da quello montuoso di Rarotonga ai banchi corallini e agli atolli quasi piatti, che sono invisibili da lontano e vengono coperti dalle onde più grandi.Gli antenati degli attuali abitanti delle isole Cook vi arrivarono per la prima volta nell' 800 dC sulle loro gigantesche canoe doppie durante la grande migrazione polinesiana, guidati dalle stelle e grazie alla fantastica abilità marinaresca degli antichi polinesiani. I primi europei furono gli esploratori spagnoli Alvaro de Mendana, che avvistò Pukapuka nel 1595 e Pedro Fernandez de Quiros, che avvistò Rakahanga nel 1606. 160 anni dopo, nel 1773, il Capitano James Cook, da cui l'arcipelago ha preso il nome, avvistò l'atollo Manuae e in un viaggio successivo scoprì anche Palmerston,, Mangaia e Atiu. Le isole furono dichiarate protettorato britannico.nel 1888 e passarono poi sotto il controllo della Nuova Zelanda, che ancora oggi continua a gestire la politica estera e la difesa. Gli abitanti delle isole Cook sono considerati di fatto cittadini neozelandesi e hanno il diritto di spostarsi a proprio piacimento tra l'arcipelago, la Nuova Zelanda e l'Australia. Ancora oggi più del 90% degli abitanti (in tutto circa 20.000) sono polinesiani di etnia maori, imparentati con i maori neozelandesi. La lingua locale è il maori delle Isole Cook, ma praticamente tutti parlano l'inglese come seconda lingua. Gli abitanti delle Isole Cook hanno fama di essere i migliori danzatori della Polinesia e secondo gli esperti sono ancora più bravi dei tahitiani. Le danze delle Isole Cook sono notoriamente sensuali e per tradizione vengono eseguite in onore di Tangelo, dio della fertilità e del mare. Ogni occasione è buona per danzare, ma i momenti più belli sono le frequenti "Island Nights", durante le quali le danzatrici invitano i turisti stranieri a salire sul palco per unirsi al ballo. Tra i prodotti artigianali più belli meritano una menzione le asce tradizionali, con la lama in pietra e il manico in legno riccamente intagliato, i ventagli, le cinture, i cesti, i copricapo di piume e i sedili di legno. Le Isole Cook sono famose per le tivaevae, coperte con applicazioni che di solito vengono usate come copriletto. Tra le attività praticabili sulle isole primeggiano naturalmente gli sport acquatici. Ci sono splendidi luoghi adatti al nuoto, specialmente a Rarotonga e Aitutaki; con le loro acque limpide e l'abbondanza di pesci queste isole sono anche l'ideale per lo snorkelling.Vi sono però anche ottime opportunità per gli appassionati di escursionismo. Gli itinerari migliori sono il Cross-Island Track di Rarotonga e il Vai Momoiri Track di Atiu, che offrono splendide vedute e richiedono solo qualche ora di camminata. Il ciclismo è abbastanza diffuso a Rarotonga e ad Aitutaki e consente di coprire tragitti più lunghi; in entrambe le isole troverete negozi che noleggiano le biciclette. Ci sono poi diverse grotte da esplorare a Mauke, ma bisogna avere la qualifica di speleologi e farsi spiegare dove sono situate. La religione principale è la cristiana nella particolare confessione della Cook Islands Christian Church (CICC), fondata dai missionari negli anni '20 del XIX secolo. Gli ingredienti di base della cucina locale sono la noce di cocco e il pesce. Tra i piatti più diffusi vi sono il pesce crudo in salsa di cocco (ika mata), il frutto dell'albero del pane farcito (anga kuru akaki ia) e il budino di pane (poke). Il clima delle Isole Cook è piacevolmente caldo e soleggiato tutto l'anno. I mesi da giugno ad agosto sono i più freschi mentre da novembre a marzo la stagione è più calda, con brevi acquazzoni tropicali. I mesi più asciutti da aprile a novembre hanno una temperatura massima di media di 26°C mentre la stagione di più umidità e pioggia è da dicembre a marzo, con temperature che variano da 22°C (min.) a 28°C (max). Come valuta viene usato il dollaro Neozelandese, in aggiunta a monete locali. Come vestirsi: sebbene lo stile delle isole sia molto casual, si richiede di non indossare abbigliamento da spiaggia nei paesi. L'assistenza medica è disponibile per 24 ore al giorno. Nelle isole Cook non vi sono animali o insetti velenosi particolarmente pericolosi per la salute. Il voltaggio nelle Isole Cook è a corrente elettrica alternata a 230 volt (50 HZ). Fuso orario: 12 ore in meno rispetto all'Italia.



PER INFO EMAIL : cristina.tatasciore@hotmail.it

ZANZIBAR E LA SUA MAGIA


L’immaginario collettivo vuole che l’ isola sia popolata da spiriti e fantasmi che affondano le radici nei riti vudu’ dell’ Africa nera. Pare che nell’ isola di Pemba e in altre isolette dell’ arcipelago di Zanzibar vivano ancora gli stregoni.Per me Zanzibar è magica nel suo complesso, è magia allo stato puro, è poesia… dove al posto delle rime ci sono immagini difficili da raccontare, perché nessuna parola potrà mai rendere giustizia ai colori dei paesaggi, del mare e del cielo, ai sorrisi dei bambini, che sono la vera anima dell’ isola, alle emozioni provate in quei giorni, perché sono indescrivibili.Comunemente si chiama Zanzibar l’ isola che in realtà si chiama Unguja. Unguja è circondata da piccole isolette e assieme a queste forma l’ arcipelago di Zanzibar. Nel 1964, Zanzibar si è unita allo stato del Tanganica, formando la repubblica di Tanzania, il nome deriva proprio dall’ unione dei due nomi ( Tan - Zan ).Gode di una posizione strategica, è infatti chiamata la porta d’ Africa poiché era il punto di sosta e di partenza di tanti esploratori, di navi e purtroppo anche centro di scambio degli schiavi che venivano catturati in tutta l’ Africa.Appena usciti dal piccolo aereoporto ciò che colpisce di più è la fitta vegetazione tipica della zona tropicale-equatoriale: fitti palmeti di ogni tipo, banani, manghi, alberi tropicali verdissimi, maestosi da lasciare a bocca aperta.Percorrendo la strada che porta a Makunduchi, si incontrano villaggi poverissimi, costituiti da casupole di mattoni e fango. Vediamo anche una serie di palazzoni, tipo case popolari, lì vi abitano i più fortunati, per lo più, le persone che lavorano al Makunduchi Village, c’è la luce e arriva anche l’ acqua.Durante il tragitto si costeggia la foresta di Jozani, un’ immensa foresta di fitta vegetazione e di palme altissime: è famosa per le scimmiette dal manto rosso, le Red Colobus, una specie endemica che vive soltanto a Zanzibar e in Madagascar. In tutta l’ isola ci sono più di duemila esemplari, divisi per tribù.Vediamo le scimmiette che giocano saltando da un albero all’ altro, peccato che non siamo riuscite a fotografarle dal pulmino!Durante il soggiorno abbiamo fatto con il Tour Operator diverse escursioni.Quella che più mi è rimasta nel cuore è la visita a Changuu Island, comunemente chiamata Prison Island : è l’ isola di fronte a Stone Town, una volta luogo di segregazione degli schiavi e successivamente prigione inglese.L’ attraversata in barca dura dai 25 ai 35 minuti, dipende se il mare è mosso.